TorCountdown: - 10


Mancano 10 settimane al Tor des Geants 2017. Al mio Tor. 
Voglio inaugurare così questa rubrica, TorCountdown, in cui cercherò di raccontare l'avvicinamento a questa avventura lunga, se ne avrò la forza, 330 km. Trecentotrenta chilometri. Fanno paura.
Sono sempre stato un ferreo sostenitore del "di ciò di cui non si può parlare si deve tacere" Wittgensteiniano. O meglio: ho spesso usato (forzato?) questa frase per convincermi che certe cose meglio tenersele per sé. E quando i non addetti ai lavori mi fanno delle domande sul'allenamento e le gare preferisco restar vago per non dare l'idea del fissato. Cosa che sono senza dubbio, perché nonostante il tempo che dedico all'allenamento non sia certo quello di un top runner, il tempo e l'attenzione che occupa nella mia mente lo sport è elevato, elevatissimo. E su tutto questo domina da anni un chiodo fisso, che ciclicamente mi leva qualche ora di sonno: Il Tor des Geants.
Tuttavia, se l'esperienza delle due settimane sui monti liguri di Giulia e Alberto in AltaVia mi ha insegnato qualcosa è che, nonostante le motivazioni intrinseche siano quelle (fondamentali ed imprescindibili) che ti fanno alzare dal divano, a volte l'idea di qualcuno che si interessa di ciò che fai e ti segue da casa serve a farti andare avanti come fosse un bel calcio nel didietro. Voglio quindi spendere questo post per raccontare a voi (e ricordare a me stesso) cos'è il Tor des Geants. Per me.
Breve riassunto tecnico:
Il Tor des Géants (Giro dei giganti inpatois valdostano) è una gara di corsa in ambiente naturale lunga circa 330km con un dislivello totale positivo di circa 24'000 metri. La gara, che attraversa il territorio di 34 comuni ed è considerata "il trail più duro al mondo", percorre i sentieri delle Alte vie della regione con partenza ed arrivo a Courmayeur. La prova si svolge in una sola tappa, a velocità libera e in un tempo limite di 150 ore, in regime di semi-autosufficienza con l'atleta che deve portare con sé l'indispensabile per la sussistenza e può rifornirsi unicamente presso dei punti di assistenza prestabiliti.
Fine riassunto tecnico (ma ovviamente ci vado a bagno con qualsiasi domanda mi vogliate fare)
Il Tor è nato del 2010, io lo seguo assiduamente dal 2012, da allora a settembre perdo una settimana di vita davanti ad un tabellone che si aggiorna con i passaggi dei corridori e che continuo a preferire rispetto a sistemi più precisi perché puoi solo immaginare cosa succede nelle interminabili ore tra due punti di controllo. Nel 2013 ai viaggi che il mio cervello si faceva per cercare di immaginare cosa succedesse in corsa si è aggiunta la famosa goccia che fa traboccare il vaso, sotto forma di un post di Facebook: "Una luce sta scendendo verso il Bonatti, Iker Karrera ha superato il Malatrà!". Da allora raggiungere quel colle, quell'ultima finestra nella roccia a 3000m sopra il traguardo, è diventato un sogno che prima o poi bisognava portare a casa. Nel 2014 sono andato a vedere i corridori al rifugio Sogno di Berdzé, sopra Cogne, da cui si vedeva nella notte la linea delle frontali che scendevano dal lato opposto della valle. Un sogno, appunto. Ho visto le facce dei corridori e li ho visti tutti incredibilmente umani. E allora ho capito che non serve per forza essere dei mostri per correre il Tor, ma che bisogna solo saper sognare in grande. Molto in grande. Nel 2015 i 400 e passa chilometri dell'Alta Via dei Monti Liguri mi hanno definitivamente fatto perdere la pazienza, così dopo un anno di tentennamenti mi sono iscritto, sono stato sorteggiato e posso finalmente dirlo: farò il Tor des Geants. 
Una considerazione: L'età media in questa competizione è particolarmente avanzata. L'idea diffusa è che i giovani (già rari nella corsa in montagna) non abbiano la resistenza necessaria per arrivare a Courmayeur. Mentalmente e fisicamente, perchè sapersi gestire per 4,5,6 giorni non è una cosa scontata. Bene, un altra cosa contro cui correre. Tutta motivazione insomma.
Voglio concludere questo post con le bellissime parole di Matteo Grassi, redattore di Spirito Trail, che condensano benissimo tutta l'essenza del Tor des Geants che vorrei trasmettervi:
ll TOR è grande, enorme, immenso. Sempre.
E' un concentrato di montagna, di fatica, di dolore, di soddisfazione e paura. Solo per dire alcuni degli aspetti che riesce a riassumere. E' una vita a se stante che viene vissuta e consumata in una manciata di giorni. Qualche decina di ore che vale come un'esperienza di anni. Il Tor ti dà tanto, ma altrettanto ti chiede e ti prende. E se alcune cose te le aspetti, altre proprio no. Prima di partire non puoi sapere chi incontrerai lungo il tuo cammino, con chi avrai la fortuna o la sfortuna di condividere la tua esperienza. E se anche sei preparato alla fatica, agli sforzi, ai dolori e alle difficoltà, ogni volta c'è qualcosa che ti sfugge. Qualcosa che si nasconde e che emerge quando meno te l'aspetti. E' questo forse l'aspetto del Tor che più cattura. Quello dell'incognito e dell'inafferrabile. Ma è anche quello che può fare più male. Perché più dai e più si prende. Più chiedi e più rischi. Più ti metti in gioco e più ne scopri l'essenza. C'è tanto d'azzardo nel giocare la propria partita al Tor.  E sei tu che decidi la posta in palio.  Questo sì lo sai prima.  Buona partita.
Alla settimana prossima.



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