Non solo chilometri: allenare l'intestino
Quando dico a un non
addetto ai lavori che sto preparando una corsa di 330km solitamente
mi sento dire (oltre al “sei pazzo” e al “nemmeno in macchina
li faccio io) “chissà quanto ti stai allenando”. Domanda ovvia, ma che non inquadra esattamente cosa significa prepararsi per una sfida così importante.
E' un errore comune commesso anche da atleti di qualsiasi livello in effetti: si ragiona esclusivamente in termini di volume di allenamento. Ore, chilometri, dislivello, frequenza cardiaca e potenza sono parametri fondamentali per programmare e analizzare gli allenamenti. Sono una condizione necessaria per giungere al traguardo, ma non sufficiente. C'è un mondo al di fuori dei chilometri.
Per carità, la visione si
sta già ampliando molto, con l'avvento del “core training” e di mille
attrezzi la preparazione fisica per gli sport di resistenza sta
uscendo (grazie a Dio) dalle palestre, sta abbandonando le squat
machine per concentrarsi su plank ed esercizi di propriocezione.
Importantissimo,
soprattutto per i trail e gli ultratrail dove ogni appoggio è
diverso dal precedente, e tutto il fisico è sottoposto per ore (o
giorni) a stress enormi.
E' il momento del ritorno
allo Yoga, che si sposa molto bene con la filosofia e lo “spirito
trail”.
E' un passo avanti ma la
visione è spesso ancora ristretta e si pensa a tutto ciò che non rientra nella nostra idea tradizionale di allenamento (ovvero preparo una maratona quindi allenamento = andare a correre) come "marginal gains", aspetti marginali riservati ai professionisti in cerca di quel 1% in meno sul tempo di gara. Così, dopo aver speso mesi e mesi ad allenarsi per strada o sui sentieri, a causa di questa visione ristretta della preparazione si finisce per buttare tutto nel cesso.
Letteralmente.
Letteralmente perché i
problemi gastrointestinali coinvolgono in media dal 30 al 50% degli
atleti in una gara di resistenza, arrivando fino al 90% (!) dei
partecipanti in discipline particolarmente dure per intensità,
durata e condizioni ambientali.
Letteralmente perché questi disturbi sono la seconda causa di ritiro negli sport di
resistenza, dopo traumi e lesioni muscoloscheletrici.
Un po' meno
letteralmente, perchè per un'alimentazione insufficiente/nulla in
gara si finisce per prendere una “cotta” pazzesca. E' il famoso
“muro” della maratona, semplicemente dopo 30/35km si esauriscono
le energie: black-out.
Alimentazione e
performance sono strettamente correlate, sbaglia la prima e i
risultati ne risentiranno. Non è solo una questione di tempi e
velocità, è questione di godersi ciò che si sta facendo. Chi ha
avuto problemi intestinali in gara o crisi di fame lo sa bene: tutto
si trasforma in una sofferenza.
La cattiva notizia è che
molti, troppi atleti sottovalutano o sbagliano
l'alimentazione in gara, la buona notizia è che il sistema
gastrointestinale è altamente adattabile, e dunque anche l'intestino
si può allenare!
I problemi
gastrointestinali, come detto, sono molto diffusi tra gli atleti e
sono un vero e proprio limite alla performance. La causa principale è
il ridotto afflusso di sangue a stomaco ed intestino, per cui tutto
il sangue possibile viene “dirottato” verso i muscoli in
attività. Di conseguenza il cibo ingerito (prima o durante la gara)
fatica ad essere digerito e può provocare problemi diversi a seconda
di dove permane (stomaco o intestino, ma ci arriviamo).
A questo si aggiungono le
azioni meccaniche sport-specifiche (compressione delle visceri nel
ciclismo, “sobbalzi” nella corsa), lo stress nervoso della gara
e, molto importante, la disidratazione.
Questi problemi come
accennato possono essere gastrici (il cibo resta troppo a lungo nello
stomaco, quindi dà sensazioni di eccessiva pienezza, nausea fino a
reflusso e vomito) oppure intestinali (i nutrienti non vengono
assorbiti e causano “mal di pancia”, flatulenza fino a diarrea).
Un corretto allenamento
tuttavia consente facilmente di:
- Diminuire la percezione di pienezza
- Accelerare lo svuotamento gastrico
- Aumentare l'assorbimento dei nutrienti
Seconda buona notizia:
non servono anni e anni di allenamento per ottenere effetti, basta
molto poco anche se è giusto osservare che sono dinamiche molto
individuali.
Allenare lo stomaco:
Il primo punto delicato
del sistema digerente di un atleta è lo stomaco, la sensazione di
pienezza e nausea infatti è spesso la principale ragione per cui non
ci si alimenta a sufficienza in gara. Ho incontrato tantissime
persone, anche di alto livello, che riferiscono di non riuscire a
mangiare quasi niente in gara, che riferiscono di aver la nausea a
mangiare un gel energetico ecc.
Questo è un limite
gigante, specialmente per chi vuole fare gare di una certa lunghezza.
Il primo obiettivo è
abituarsi alla situazione di pienezza data dal correre con qualcosa
nello stomaco. Come si può fare? Molto semplice: allenandosi a
stomaco pieno.
Mangiando qualcosa di
leggero prima di uscire, se si è abituati ad allenarsi a stomaco
vuoto. Se si fa davvero fatica basta una barretta di cereali, per
iniziare.
Una strategia molto
utilizzata, che prendo in prestito da chi prepara gare in ambienti
aridi e da chi si allena per la gara di maggior numero di hamburger
in 10' (il Guinness World Record è qualcosa come 100 in 8', e come
credete che ci si arrivi se non allenandosi?!) è quella di
utilizzare ampi volumi di liquidi per abituare e dilatare lo stomaco,
e “correrci sopra”. Già correre con ½ litro di acqua sullo
stomaco non è scontato all'inizio. Gli allenamenti successivi
consisteranno nel portare una borraccia in più (o prevedere una
pausa fontanella) e raddoppiare l'acqua che normalmente si beve in
un'uscita.
Si aumenta gradualmente
il volume poi la consistenza di ciò che si infila nello stomaco
prima e durante l'allenamento, dopodiché serve un po' di fantasia e
di voglia di soffrire (ma altrimenti che ci alleniamo a fare?), perché non è piacevolissimo allenarsi con lo stomaco pieno (ovviamente andremo a sfruttare gli allenamenti leggeri, meglio non provare a correre le ripetute in salita fuori soglia con la parmigiana ancora nell'esofago!). Preparando il Tor mi sono allenato dopo pranzo, dopo cena, ho
inserito una pausa pizza poi un polenta-stop tra una salita e
l'altra, ma l'esperienza peggiore rimarrà quella corsa della sera
del 25 Dicembre. Gesù, sto ancora digerendo adesso.
Allenare l'intestino:
Chiedetelo a Tom
Dumoulin: unisci il freddo delle dolomiti a un gel di troppo e ottieni un
mix letale per il tuo intestino.
Per quanto i problemi
allo stomaco siano frequenti e spesso il primo ostacolo
all'alimentazione in gara, fisiologicamente il grande limite sta
nella capacità dell'intestino di assorbire i nutrienti, in
particolare i carboidrati. Il glucosio infatti può venire assorbito
ad una velocità massima di 60g/h. La massima quantità di
carboidrati assorbibile può arrivare anche a 90g/h se si mixano
maltodestrine al fruttosio (che sfrutta trasportatori diversi
rispetto al glucosio per venire assorbito dalle cellule intestinali), ma questi valori richiedono ottime capacità
di digestione ed assorbimento, raggiungibili solo con l'allenamento.
Per aumentare
l'assorbimento di carboidrati da parte delle cellule intestinali i
metodi di allenamento sono nuovamente l'allenamento dopo aver
mangiato ed allenarsi assumendo alti livelli di carboidrati
La regola fondamentale
dello sport è: NON PROVARE NIENTE DI NUOVO IN GARA. Questo non vale
solo per i prodotti usati, ma anche per quanto ed ogni quanto li si
assume.
Spesso, anzi quasi
sempre, in allenamento si mangia meno di quanto si faccia in gara, e
va anche bene così: l'intensità è minore, c'è la pausa al
baretto, le barrette ed i gel energetici costano tanto e fanno schifo
quindi li si evita più che si può. Inoltre allenamenti a digiuno o
lunghi senza mangiare servono ad abituare il corpo ad utilizzare
maggiormente i grassi come fonte energetica.
Ma in gara è diverso, il
ritmo è alto, le pause nulle e non c'è santo che tenga: per quanto
si possa essere allenati a “bruciare grassi” l'alimentazione
ruota tutta intorno ai carboidrati, perché ne abbiamo in corpo una
riserva piuttosto limitata. Per sforzi oltre i 60-90' maggiore riesce
ad essere la loro assunzione migliore sarà la prestazione. Molto
semplice.
Il più semplice ed
efficace allenamento per l'intestino è quindi una simulazione, in
cui si mangiano le stesse cose che ci si porterà in gara, con la
stessa frequenza. Anche (e forse soprattutto) gare di importanza
minore possono essere usate come allenamento per provare
l'alimentazione in corsa.
http://www.mysportscience.com/single-post/2017/03/25/Training-the-gut-for-athletes |
Anche se questo tema meriterebbe un post a parte, faccio una brevissima sintesi su quanti carboidrati assumere:
Generalmente si considera un apporto di 60g/h di carboidrati come ideale per gare di elevata durata (oltre le 3 ore) ed intensità. Valori più elevati possono essere consigliabili, ma sono difficili da raggiungere (e mantenere) senza avere problemi e richiedono una certa pratica ed abitudine.
Generalmente si considera un apporto di 60g/h di carboidrati come ideale per gare di elevata durata (oltre le 3 ore) ed intensità. Valori più elevati possono essere consigliabili, ma sono difficili da raggiungere (e mantenere) senza avere problemi e richiedono una certa pratica ed abitudine.
Come per ogni
allenamento, la parola d'ordine è la gradualità. Se non siete
abituati a mangiare niente, il primo passo è aggiungere le
maltodestrine nella borraccia (in concentrazione 5-8%, scegliete le
più semplici ed insapori possibili, significa sui 40g/500ml).
L'obiettivo minimo da raggiungere dovrebbe essere di 30g CHO/h.
Significa aggiungere, ipotizzando di bere anche solo metà di quella
borraccia, una gelatina, mezza barretta energetica o una semplice di cereali, mezza banana o un pezzo di
frutta, due albicocche disidratate. Niente di impossibile no? Niente
a cui il nostro organismo non si possa abituare. L'importante è sperimentare: ognuno ha i suoi gusti, c'è chi si può trovare a suo agio con solo liquidi+maltodestrine, chi ama e chi odia i gel (ma ci si abitua anche a quelli), chi preferisce la frutta chi il salato (polpette di riso, crackers magri..). Ma diamo sempre un occhio a quanti carboidrati assumiamo, perché son quelli che ci fanno andare avanti!
In conclusione, prepararsi per una gara non significa solo allenare i muscoli, significa far si che tutto il corpo sia pronto. Da domani quindi, pensa di più anche al tuo intestino, non buttare tutto nel cesso!
In conclusione, prepararsi per una gara non significa solo allenare i muscoli, significa far si che tutto il corpo sia pronto. Da domani quindi, pensa di più anche al tuo intestino, non buttare tutto nel cesso!
Altri consigli sparsi:
- Una dieta “high-carb” (70% delle kcal giornaliere) già dopo pochi giorni (4-7gg) accelera lo svuotamento gastrico dei carboidrati ed il loro assorbimento intestinale. Un motivo in più per il cossiddetto carico i giorni prima della gara, un motivo in meno per una dieta low-carb.
- Diminuire l'apporto di fibre il giorno prima di una gara ed il giorno stesso aiuterà a prevenire problemi gastrointestinali
- Durante una gara tutto ciò che non sono carboidrati è un rallentamento alla digestione: evita il più possibile fibre, grassi e proteine (a meno che non si tratti di gare particolarmente lunghe e/o di più giorni). Diffida dei prodotti con mille altre sostanze dentro, le cose migliori sono le più semplici.
- La disidratazione causa un rallentamento dello svuotamento gastrico e dell'assorbimento intestinale dei carboidrati, un motivo in più per allenarsi a bere molto, specialmente se si fanno gare in ambienti caldi o in quota
- La concentrazione ideale di “sali” nella borraccia non dovrebbe superare l'8%, valori più elevati diminuiscono lo svuotamento gastrico e l'assorbimento. A meno che tu non faccia gare particolarmente lunghe qualsiasi cosa al di fuori di carboidrati e un pochino di sodio è inutile. Accompagna sempre i gel o gli alimenti solidi con 2/3 sorsi d'acqua o procurati dei gel isotonici (es. SiS, High5) per accelerare lo svuotamento gastrico.
- Un ciclo di probiotici (almeno 2-3 settimane) può migliorare il benessere intestinale, diminuire i problemi in gara e migliorare le difese immunitarie per i giorni successivi alla corsa. In teoria. In pratica lo sto provando per il Tor, vi farò sapere.
- I FANS (antinfiammatori come diclofenac, ibuprofene...), tanto di moda nelle gare lunghe, aumentano la permeabilità intestinale ed, esponenzialmente, i rischi di disturbi GI. Oltre ad aumentare il rischio di insufficienza renale acuta. Evitateli, assolutamente!
Fonti:
E.Prado de Oliveira, R.C. Burini, A.Jeukendrup: Gastrointestinal complaints during exercise: prevalence, etiology and nutritional reccomandations. Sports.Med 2014
A. Jeukendrup: Training the gut for athletes. Sports Med. 2017
A. Jeukendrup: Periodized nutrition for athletes. Sports Med. 2017E.Prado de Oliveira, R.C. Burini, A.Jeukendrup: Gastrointestinal complaints during exercise: prevalence, etiology and nutritional reccomandations. Sports.Med 2014
A. Jeukendrup: Training the gut for athletes. Sports Med. 2017
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