Liguria, ti amo ma ti lascio
E' tempo di montagna,
tempo di Valle d'Aosta.
Non c'è niente da fare,
il mare proprio non lo amo. Due giorni e voglio scappare. Sono un
pessimo nuotatore, odio la sabbia, il caldo, le spiagge affollate. La
montagna è elitaria, come gli alberi si fanno più radi con
l'altitudine così diminuiscono anche le persone e, soprattutto, i
tamarri ed i palestrati. Non c'è solitudine in spiaggia, non c'è
contemplazione, non c'è fatica, non c'è selezione. Ma non sono un
alpinista, quindi i pensieri sulla montagna e sul turismo li lascio a
chi è più titolato di me.
Mi ritiro in altura e, a
poco più di un mese dal Tor des Geants, c'è un senso di missione
nel partire.Un senso di ricerca di ciò che non ho trovato in questi
mesi qui: dislivello, altitudine, concentrazione.
Prima di scappare dalla
torrida Liguria però interrompo le mie imprecazioni contro il caldo
per dedicarle un pensiero: tornerò presto, perdonami.
Perdonaci tutti, anzi.
Perchè i liguri sono cresciuti spalle al mare e ora quelle spalle le
voltiamo alla terra, lasciando abbandonati i terrazzamenti e coprendo
i fiumi col cemento. Perdonaci, perchè abbiamo 9 Parchi regionali
sul nostro territorio (+ uno Nazionale, anche se fatico ad avere
stima per le 5 Terre, che si svendono al turismo selvaggio) ma il
massimo contatto che molti di noi hanno avuto con essi è la gita a
San Fruttuoso. Con almeno il ritorno in battello, ovviamente.
Perdona chi ha utilizzato
le tue aree verdi come poltronificio per amici e conoscenti, ha
tentato di trasformarle in una colata di cemento e si è dovuto
“accontentare” di tagliare 500mila euro di fondi ai suddetti
Parchi.
Perdona me, perchè ti
amo ma è meglio se restiamo amici, e le emozioni vere le cerco
altrove.
Amo la Liguria, e sono
fiero di vivere ed allenarmi qui.
Amo la nebbia di
Barbagelata, del Caucaso e del Ramaceto. Amo (e odio, Dio se lo
odio!) il vento del Beigua e di Praglia. Amo il Ciaè e i single
track di Creto. Amo il Carmo e la Foresta Barbottina; amo il
Saccarello ed il Toraggio, montagne vere; amo l'Antola, stella polare
di ogni camminatore genovese; amo il Lago delle lame ed il Gifarco,
lo Zatta e la Val di Vara, i forti genovesi ed il Fasce.
Ma soprattutto, e qui mi
contraddico, amo il mare. Amo buttarmi giù da un sentiero del Monte
di Portofino e trovarmi in spiaggia a San Fruttuoso, in maniche corte
a Gennaio. Amo camminare sui monti e, nelle giornate migliori, vedere
la sagoma della Corsica all'orizzonte. Amo le luci del porto dal
Diamante nelle sere invernali.
Eppure, nonostante tutto
questo, non vedo l'ora di andare in Val d'Aosta. Perchè?
Perché in fondo è un
altra categoria. E' là, idealizzata, nei miei sogni fin da quando ero piccolo. Perché la Liguria è bella, mooolto più varia, ma
rimane un gradino più in basso. Perfetta per quando sulle Alpi c'è
la neve, per sgranchire le gambe in primavera nelle prime gare ma
poi, quando si fa sul serio, la partita si gioca altrove.
Senza dubbio le montagne,
quelle vere, sono un'altra cosa. Ma ci sarà un motivo se in Val
d'Aosta non mi perdo mai e qui, salvo rare eccezioni, son sempre a
guardarmi intorno in cerca di un segnavia? Ci sarà un motivo se in
16 giorni sull'AltaVia dei Monti liguri ho incontrato 4 camminatori?
In Liguria i parchi
regionali soffrono, hanno pochi fondi e forse non li sanno gestire.
Il Parco nazionale delle Cinque Terre, invece, sfruttando una
bellezza più “immediata” da apprezzare attira migliaia e
migliaia di visitatori ogni anno. Troppi, per un territorio così
fragile.
Può esistere un
compromesso tra un territorio svenduto ai turisti ed un modello che
continua a difendere e tutelare l'ambiente ma che è incapace di
attrarre visitatori e, quindi, soldi?
Come può essere
attrattiva la rete escursionistica ligure? Una delle critiche più
comuni è l'assenza di strutture ricettive, ma non è del tutto vero.
La volontà c'è, l'intraprendenza anche e lo dimostrano il sistema di ospitalità alta via ed il servizio altaviainfoh24 per escursionisti e
bikers. Ma si tratta spesso di privati, di Bed&Breakfast, che
attirano onestamente meno di bivacchi e rifugi, molti dei quali presenti sul territorio ligure e lungo l'AltaVia aprono pochi mesi
all'anno e spesso pochi giorni alla settimana. Perchè non c'è
convenienza, bisogna avere un secondo lavoro per sopravvivere.
Nel 2010, per la prima
edizione del Tor des Geants, la Regione Valle d'Aosta ha stanziato
500mila euro, circa un quarto di quanto la Regione Liguria stanzia
ogni anno ai parchi regionali. Ora i finanziamenti della VdA sono
finiti, e quei soldi vengono ottenuti tramite sponsor. Perché hanno
saputo creare un evento unico, attrattivo, spettacolare e ora sono in
molti a volerci mettere il brand. Quest'anno alla prima edizione del
ALVI Trail, gara a tappe di 370km da La Spezia a
Ventimiglia, i concorrenti erano poco più di una decina e
l'organizzazione decisamente più spartana. Anche senza voler
aspirare ai livelli di gare di spessore mondiale, è evidente il
differente valore che ciascuna regione dà agli eventi che dovrebbero
esaltarne il territorio.
I monti liguri hanno già
l'amore di molti volontari, privati ed associazioni locali che si
fanno in quattro per organizzare eventi e sistemare strutture e
sentieri, ma manca l'input centrale della regione e dei comuni più
forti e numerosi (e quindi teoricamente abbienti). Mancano i soldi,
manca la pubblicità, manca la gente con le capacità comunicative
per rendere attrattivi i parchi e l'entroterra.
Forse, in assenza di
significativi e sufficienti fondi “centrali”, l'unico modello
attualmente sostenibile è quello di un Parco che è strettamente
legato e collaborativo con i commercianti e le strutture al suo
interno, per cui è in grado di attrarre ma anche di creare
sostentamento per chi in quel territorio vive e lavora. Ma è
possibile che si sviluppi questo sistema senza che degeneri nel
modello Cinque Terre, invase dai turisti più di Venezia e Firenze e
sempre a rischio catastrofe idrogeologica? E riesce un modello simile
di Parco a non doversi piegare a compromessi su edificazioni, lavori,
uso del terreno e dell'acqua ecc ecc?
Perchè, al momento,
l'unica natura che sopravvive è quella che non viene toccata
dall'uomo.
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