Cate, Giulia e Albi: una storia a pois



Cari amici, se siete in cerca di consigli sull'alimentazione, di un libro da leggere o di qualche strampalato racconto di folli corse tra i monti beh, mi dispiace deludervi ma non è questo il racconto che state cercando.
Questa è una storia lenta, forse noiosa per chi la guarda da fuori e non sa cogliere il valore di una risata sotto i baffi; una storia lunga diversi anni e che di elettrizzante avrà ben poco magari, ma non per questo è priva di un valore profondo per chi l'ha vissuta e chi la sta scrivendo.

Casa del Lupo, Luglio 2015

Non muore niente di importante stanotte, solo quattro brutti ceffi su una nave di merda. L'unico dispiacere stanotte è che negli anni futuri ci saranno tante fantastiche canzoni, che non sarà nostro privilegio trasmettere ma, credete a me, saranno comunque scritte. E saranno comunque cantate! E saranno comunque la meraviglia del mondo”
Attacca!”
(I love radio rock)


La radio pirata sta andando a fuoco, è l'ultima trasmissione di Radio Stout e Gavin ed il Conte mettono "A whiter shade of pale", la perfetta colonna sonora per questa triste conclusione. Sembra la fine di un'avventura che in realtà va ben oltre una semplice ambientazione, è la fine di 3 anni di branco insieme, soprattutto, a quelle due bambine che ormai avevano imparato a conoscerlo fin troppo bene, a leggere le sue espressioni e a provocarne le risate nei momenti meno opportuni. Ed invece, proprio sul più bello, ecco che lui scardina col suo degno collega una persiana e si getta dal tetto della casa in fiamme. Segno che, forse, questa avventura non è ancora destinata a finire, e che la musica continuerà a suonare.
Certo, ci sono cose che non saranno più le stesse, in parte per i ripetuti e poco graditi spostamenti al reparto maschile, in parte perché è nella natura del reparto acquisire una maggiore autonomia dai capi. Il tempo passa, le due bambine diventano ragazze, i suoi capelli cambiano colore ogni estate. Le riunioni, i bivacchi ed i campi insieme si moltiplicano. Ma forse quel campo in Valsavarenche resterà l'apice di quelli che alla fine diventeranno sei lunghi anni insieme, forse la fuga rimane uno dei ricordi più belli. Uno dei momenti  da lui più attesi insieme all'ultimo racconto con loro pochi mesi dopo, ai passaggi. “Ricordati che Bagheera ti ha voluto bene” è una frase tanto potente da spezzare la voce quella sera, proprio come succederà ancora tre anni dopo in quel momento ad effetto di fine fuoco: quel nuovo ultimo racconto in onore dei vecchi tempi è il modo migliore per uscire di scena per uno che ha lasciato che questi momenti un po' teatrali coprissero i silenzi della vita quotidiana e di un carattere altrimenti riservato.

A pensarci bene questa non è nemmeno una storia, è tutto un saltare di palo in frasca, un impossibile tentativo della penna (o della tastiera) di star dietro ad una mente che corre veloce tra i mille ricordi di quegli anni, passando dalle interviste ad una piccola Caterina durante le avventure di Nello l'asinello alle ricadute amorose di Giulia ai campi estivi in reparto, volando dal selvaggio west della Casa del Bosco ai prati assolati e alle sopraelevate pericolanti di Canosio, scivolando sui bivacchi stipati in casa Canessa a Camogli e pedalando a casa Rocco a Cavi.
Qualche sciocco parla ancora di presunti favoritismi agli Aironi, ma possibile che nessuno si sia mai accorto delle spintarelle e della crostata alle Albatros, di chi ha costruito la sopraelevata delle Fennek? Per non parlare delle lezioni di guida e dello sparire per un'ora per scrivere una sola lettera!

Meglio così, probabilmente. E' il motivo per cui questo non riesce a diventare un vero racconto. Perché questi ricordi sono già nel cuore di chi li ha vissuti, e se nessuno li ha saputi cogliere significa che non ha importanza raccontarli, perché questa era la nostra storia. Quell'inspiegabile filo che ci lega e che ci fa ridere con un solo sguardo anche tra 60 persone ha una storia tutta sua fatta di risate, silenzio, fatica, stanchezza, sole, vento, pioggia, sopraelevate rotte e cucine in fiamme, spille di bagheera, R mosce, Barack Obama e cene etniche, letterine, balli, galline, Pandini, travestimenti, capelli che cambiano colore, specialità, prede, distintivi, giochi, musica anni 50 e musica tamarra, imitazioni di animali e avvoltoi che rubano cibo, persone che rubano cordini, disegni e Gianfranciosco, Baloo sovrappeso, saloon e sparatorie, grigliate e strano cibo vegetariano.
E' una storia lunga ma, se proprio volete saperlo, è la mia storia preferita.


Che cos'è, precisamente, il Bummel?», domandò George. «Come lo si potrebbe tradurre?»
«Io lo definirei un viaggio, lungo o breve, senza una meta precisa», spiegai. «L'unica regola fissa, nel Bummel, consiste nel ritornare entro un dato tempo al punto di partenza. Talvolta, si va per strade affollate, talvolta attraverso campi e sentieri, talvolta si dispone di poche ore oppure di qualche giorno. Ma, breve o lungo che sia il viaggio, e dovunque ci conduca, il nostro pensiero è sempre fisso sulla sabbia che scorre nella clessidra. Chiniamo la testa in cenno di saluto e sorridiamo a molte persone che incontriamo; con qualcuna sostiamo a far quattro chiacchiere, oppure ci accompagniamo per un tratto. Vediamo molte cose interessanti e spesso ci sentiamo un po' stanchi. Però, nel complesso, ci siamo divertiti, e la fine del Bummel desta in noi un po' di rammarico.»
J.K. Jerome – tre uomini a zonzo

Edit 08/2020 


Northern Winslow: Sto componendo questo poema da 12 anni. C'è una grande aspettativa. Non vorrei deludere i miei fans.
Edward Bloom: Posso? "L'erba così verde, il cielo così blu, Specter è davvero grande". Sono soltanto 3 righe.
Northern Winslow: È per questo che non si fa mai vedere un'incompiuta!

E se non fosse così che deve finire?
E se certe storie non fossero destinate ad avere una fine?
Varrebbe la pena rischiare di tornare sui propri passi, rimangiarsi le promesse, gli addii, le lettere, per scoprire se è cosi? Oppure diventerebbe uno di quei sequel, di quelle stagioni finali che rovinano una storia altrimenti perfetta?

La musica suona, la nave va a fondo ma ancora una volta ecco Alberto scardinare la finestra e buttarsi nel vuoto. Per vedere come va a finire davvero, per aggiungere un capitolo a questa storia, sperando sia come quelle scene dopo i titoli di coda che ti regalano ancora un'emozione inaspettata, e non come un sequel che non sarebbe mai dovuto esistere.

Posso dirlo? Lo dico.
E' stato il capitolo più bello. 
Un anno strano, difficile, duro, per molti aspetti buio. 
Per i mesi "persi" in quarantena, ma soprattutto perché all'improvviso non sono più bambine e lui se ne accorge troppo tardi. Ha la sensazione di esser venuto meno a ciò che si era promesso, paura di non poter essere per loro ciò che avrebbe voluto. Gli restano in mano tanti bei ricordi ma anche la sensazione di impotenza, di incompiutezza. Però non sono forse (anche) i momenti difficili che ci segnano, che ci rendono chi siamo?
E non è forse vero che dopo ogni temporale esce sempre il sole? Bisogna crederci, sempre. E se la pioggia ci sembra non possa cessare mai allora forse bisogna mettere la testa fuori e accettare di prendersela, partire e camminare finché non si superano le nuvole e si trova un mondo nuovo e luminoso. 

La route, o ultimo atto.
Continuavo a salire, e la montagna si faceva sempre più erta. La scalata ha fatto scattare qualcosa in me. Mentre mi davo da fare per salire, riflettevo sulla mia vita, ripercorrevo tutti i momenti importanti, l'infanzia, le prime gare, la malattia, e come mi ha cambiato. Forse è stato l'atto primitivo di salire a farmi affrontare le questioni che avevo evitato per settimane. Ho capito che era arrivato il momento di smettere di temporeggiare. Muoviti, mi sono detto. Mentre continuavo a salire, ho visto tutta la mia vita. Ne ho visto i contorni e le prerogative, ed anche lo scopo. Era semplicemente questo: ero nato per una lunga, faticosa scalata. (L.Armstrong)
Camminare in montagna è un atto rivoluzionario ormai.
Bisogna imparare ad accettare la fatica, le salite e le discese, la pioggia ed il sole. Bisogna saper aspettare chi è in difficoltà e farsi forza a vicenda, accettandosi con i propri limiti e difetti. 
Una route è una cosa bellissima, un'esperienza di una forza straordinaria. Ti fa apparire insignificante di fronte alla Natura, eppure ti rimette in mano le redini della tua vita: ogni passo una tua scelta. Una route ti mette a nudo, crea legami profondi tra le persone. Apre strade che sembravano impossibili da percorrere. 

Sarebbe già stato un bel finale, un'ultima avventura insieme. Ma la sensazione di un'incompiuta rimane, tornano a galla tracce dei momenti difficili passati negli ultimi mesi, e stavolta lui capisce che è il momento di lasciare da parte gli exploit teatrali e le lettere last minute. Ma bisogna smettere di temporeggiare. Così eccoci al vero atto finale. Come nei grandi film, lui porta con sé i suoi migliori combattenti per attaccare il suo nemico. Ed il Monte Cauriol è l'ambientazione perfetta per questo ultimo atto. La salita non fa prigionieri, rimane solo chi è fatto per arrivare in alto: chi sa soffrire, chi sa avere pazienza, chi non si arrende, chi si prende a cuore le cose, chi la ama. Ti chiede tanto, ma ti restituisce tantissimo.
Su quella cima rocciosa si crea qualcosa di nuovo: il Cauriol, novello Monte Fato, costringe tutti e tre a confrontarsi con i propri limiti e a sfidare i propri tabù, ma grazie a ciò eleva il loro rapporto ad un nuovo livello, più maturo e profondo. 

Ecco, questo è il finale che volevo. Quello in cui i protagonisti tornano a casa ma guardandosi negli occhi gli rimane la sensazione di aver condiviso un'avventura unica, forte, che appartiene a loro soltanto e che li unisce in un modo che gli altri non potranno mai capire. 

Si, è così che doveva andare: io a condividere il mio ambiente, la montagna e la fatica, con quelle che erano le mie bambine e che ora sono bellissime persone: simpatiche, intelligenti, sportive e, perché no, fragili quando è giusto esserlo. Ed è il finale migliore, quello senza effetti speciali ma in cui la storia potrà continuare e magari si aggiungeranno altri capitoli, solo stavolta lontano da riflettori, uniformi, intrusi scomodi e blog.
Dio, peccato che non c'eravate anche voi.



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