Le 10 ansie segrete da UTMB





L'Ultra-trail du Mont Blanc®, per gli amici UTMB (da pronunciare rigorosamente con un francesissimo “utiembeh” un po' storpiato) è la gara di trail running più importante del mondo. Per il paesaggio, per la durezza del percorso, per la storia e per l'abilità degli organizzatori l'UTMB è diventato il Mondiale del trail, l'unico e vero metro con cui si misurano i valori degli atleti elite e con cui ogni trail runner deve prima o poi confrontarsi.
Ma tralasciando i dati tecnici e altri dettagli nerd, ciò che vi voglio svelare oggi sono le ansie segrete che l'UTMB comporta per chi è rimasto a guardar la corsa da casa.


  1. La partenza (e l'arrivo)
    2500 corridori stipati nel centro di Chamonix a cospetto del Monte Bianco, le hit estive pompate dalle casse lasciano finalmente il posto a Vangelis e al countdown, solo questo momento vale metà della gara e tutti i sacrifici fatti per essere al via: è il sogno di ogni corridore. Ed è così emozionante guardare la partenza, così bruciante il desiderio di essere in quella folla, che con l'adrenalina e gli “un giorno...” sale anche l'ansia per ciò che aspetta i corridori dietro quella curva. Ed altrettanto emozionante è l'arrivo, l'attesa davanti al monitor per veder comparire il vincitore da quella stessa curva, le ali di folla che lo applaudono e cercano di farsi dare il cinque ed ancora la musica che sale: Conquest of Paradise, e non vale solo per il vincitore, tutti esultano all'arrivo a Chamonix, tutti hanno conquistato il paradiso.
  2. I live minuto per minuto
    Per i primi classificati l'UTMB dura circa 20-22 ore, per gli ultimi più del doppio. Eppure per qualche motivo misterioso ti ritrovi a guardare il live ogni pochi minuti, ad aspettare gli aggiornamenti, a seguire l'hasthag #utmb su Twitter quasi compulsivamente a qualsiasi ora del giorno e della notte con l'ansia di un marito fuori dalla sala parto.
  3. Le incognite
    Riportando il live solo i passaggi nei vari controlli ed una sommaria posizione gps, da casa non hai veramente idea di cosa stia succedendo. Vedi alcuni corridori saltar per aria e perdere decine di minuti, lo status di altri cambiare in “sospeso” senza saperne il motivo, ed altri ancora rimontare posizioni con un'apparente cavalcata trionfale. Tutto senza sapere cosa stia succedendo davvero. E' il fascino dell'indiretta, ed il motivo per cui segui con tanta ansia il live.
  4. I “preferiti”
    Nello sport c'è sempre una squadra del cuore, un corridore preferito per cui fare il tifo. E l'UTMB non fa eccezione. Ma alle speranze e al tifo che accompagnano i top runner, alla sommessa soddisfazione nel vedere qualche americano saltare come un tappo, al dispiacere nel vedere qualcuno (chiunque) che si ritira, si aggiungono l'ammirazione e l'ansia per chi conosci, che ha ancora molte ore ed incognite davanti e che al pari dei primi sta lottando con tutte le sue forze per domare questa gara.
  5. La qualità delle dirette
    Quando arriva la notifica Facebook “UTMB is live now” corri a seguirlo, anche se è in francese e non capisci nulla. Anche se si blocca e tu abbassi la qualita a livelli infimi per continuare a guardare. Poi passi sul sito utmb a seguire gli aggiornamenti, e vedi solo spezzoni tagliati di gente che corre nel bosco e ingurgita cibo, senza alcun commento né spiegazione. Ma va bene così, dopo la Vuelta in olandese in streaming ti fai andar bene tutto.
  6. Le chat
    Whatsapp è una bellissima invenzione ed ha rivoluzionato il modo di comunicare. Ma tutti noi abbiamo quel gruppo che ti inonda il telefono di messaggi e notifiche. Beh credetemi, non avete visto niente. Foto e video da chi è sul percorso, screenshot del live, messaggi di incitamento, aggiornamenti minuto per minuto, commenti tecnici e previsioni meteo si susseguono per una settimana, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Tutto ciò è bellissimo e dà l'idea di quanto sia vivo lo spirito di questo sport (nonché di squadra), ma alzerà la vostra ansia a livelli ultraterreni, come se i punti precedenti non fossero sufficienti.
  1. Il meteo
    Cosa c'è di più bello di una gita in montagna a fine agosto? Sole, aria pulita, panorami mozzafiato. E poi il tempo cambia all'improvviso, poche ore prima della partenza, e ti trovi con le minime previste a -10°C. Ma siccome non siamo in vacanza, non puoi rimanere a casa davanti al camino, e all'improvviso quei 170km assumono tutto un altro aspetto. Ma fa parte del gioco, e lo sapevi fin dall'inizio che sarebbe potuto succedere. Anche se preferivi non succedesse, né a te né agli altri.
  2. L'età dei corridori
    Il trail (e soprattutto l'ultra) running è uno sport dall'età media piuttosto avanzata. La resistenza aumenta con l'età, i corridori sono come il vino... Ne ho sentito tante, e sicuramente è vero che gli anni (ma più che altro l'esperienza) aiutano in certi contesti, dove bisogna essere più coriacei che veloci. Però se andiamo a vedere l'età dei top runner all'UTMB sono quasi tutti intorno ai 30-35 anni scarsi. Xavier Thevenard ha vinto il suo primo UTMB a 25 anni, Kilian Jornet a 20. Non nomi qualsiasi certo, ma se guardiamo i podi delle altre “ultra” intorno al Monte Bianco (TDS e CCC non possono ormai nemmeno essere chiamate “sorelle minori” per il livello di partecipanti) vediamo quasi solo under30, e anche parecchi under25. Non vorrà dire niente, ma intanto il tempo passa e gli anni anche...
  3. I punti ITRA
    Nata con l'intento di promuovere la disciplina del trail running, l'International Trail Running Association (capitanata dagli organizzatori dell'UTMB) ha nel tempo creato un sistema di punteggi atti a valutare in maniera il più omogenea possibile il livello degli atleti sulla base dei loro risultati. Questi punteggi vengono sfruttati dall'organizzazione per stabilire per esempio chi ha diritto a partecipare alle gare senza passare per il sorteggio e i top runner che non devono nemmeno pagare l'iscrizione. Nelle pagine del live si può vedere il “palmares itra” di ogni corridore, analizzarne i risultati e stupirsi degli exploit (o dei flop) dei vari corridori.
  4. I punti ITRA (e due) e le gare qualificanti
    Nell'ansia dei live e dei mille messaggi, nell'ammirazione per chi sta correndo e nella contemplazione fotografica dei paesaggi, lo stalking sui palmares e sui punteggi dei vari corridori si fonde a quel “prima o poi” che ti era uscito guardando la partenza della gara. E così ecco che nascono i calcoli sulle gare da fare per qualificarsi, come raggiungere i punti necessari per evitare i sorteggi e come trovare il modo migliore per sembrare più forti di quanto non si è. Perché diciamocelo, l'ITRA ha creato un sistema infame ma ha il coltello dalla parte del manico e, soprattutto, fa leva sull'arma più potente che ci sia: la nostra ansia da competizione. 




Commenti

Post popolari in questo blog

Contro la corsa a digiuno

Non solo chilometri: allenare l'intestino

Via del Sale atto II: il racconto e le immagini