Mozzarella di bufale: il Glutammato
Con questo articolo
voglio inaugurare una nuova rubrica, Mozzarella di Bufale, dedicata
alle leggende, agli spauracchi, ai pregiudizi e ai luoghi comuni del
gigantesco mondo dell'alimentazione.
La prima a finire sotto i
riflettori sarà una sostanza molto temuta, ma di fatto poco nota: il
Glutammato. Ammettetelo: nessuno ha effettivamente idea di cosa sia,
però sappiamo tutti, almeno per sentito dire, che “fa male”. Ed
è sufficiente una rapida ricerca con Google per averne la conferma:
è un fiorire di “fa male”, “come evitarlo”, “rischi per la
salute”, in alcuni casi posti come domanda, in altri decisamente
più fermi nella condanna.
L'origine del male
Siamo nel lontano 1968: il dottor Robert Kwok scrive
una lettera alla rivista di medicina The New England Journal of
Medicine, dicendo
Vivo da diversi anni in questo paese, e manifesto una strana sindrome ogni volta che mangio in un ristorante cinese
Descrive poi i sintomi e continua dicendo che “la
causa è oscura”. Dopo averne suggerite alcune (tra cui la salsa di
soia, il glutammato di sodio o l'eccesso di sale) da bravo scienziato
chiude la lettera suggerendo di investigare l’origine dei sintomi,
senza propendere a priori per nessuna.
Da quel momento, forse favorita dal clima culturale
sospettoso, e sicuramente grazie all'aiuto della stampa (che
scrupoli da bravi scienziati non se ne fa di certo) e di alcuni studi
mal condotti (perché neanche tutti gli scienziati veri sono bravi,
specialmente se decidono a priori cosa dimostrare), nacque la
leggenda della sindrome da ristorante cinese, per cui il glutammato,
ingrediente molto comune nella cucina asiatica, diventava la causa di
tantissime malattie, dal banale mal di testa osservato dal Dr. Kwok
a ben più gravi danni cerebrali e tumori.
Cos'è e dove si
trova:
Permettetemi una
brevissima ma necessaria parentesi chimica.
Quello a cui facciamo
riferimento è il glutammato monosodico: il sale di sodio
dell'acido glutammico, uno dei 23 aminoacidi che costituiscono le
proteine.
Cosa significa? Che si
ottiene legando un atomo di sodio all'acido glutammico, uno degli
aminoacidi più presenti nel nostro corpo. Questo non per mettervi
strane paure su chimici in anti-radiazioni che sintetizzano
glutammato in laboratorio, ma per farvi capire quanto sia un composto
semplice. Tanto semplice che il sodio si separa dal glutammato nello
stomaco, per via del pH basso, e al nostro organismo non arriva altro
che un aminoacido molto comune.
Il glutammato è il
responsabile del 5° gusto, l'umami (“saporito”, in lingua
giapponese) che seppur tuttora poco conosciuto è stato identificato
come gusto fondamentale più di un secolo fa. All'interno della bocca
si trovano infatti dei recettori specifici per il glutammato. Questo
spiega perché sia difficile ad esempio descrivere il sapore di
alcuni piatti della cucina asiatica, che fa ampio uso del glutammato
(di cui sono ricchissime la salsa di soia e l'alga kombu, ad
esempio). Ma non fatevi trarre in inganno da quanto appena detto
perché il glutammato, proprio in quanto sale di un aminoacido
pressoché onnipresente, si trova in tantissimi alimenti in
concentrazioni anche elevate: dai pomodori al grana padano, dai
pinoli alla bresaola, dalle uova ai farinacei a fare alcuni esempi.
Ora, questa parentesi
dovrebbe avervi già fatto arrivare alla domanda chiave:
Ma se il glutammato fa
male, in Cina hanno tutti il mal di testa?
E, se il glutammato è
davvero così diffuso negli alimenti e nel nostro organismo,
possibile che sia così dannoso?
La risposta, ovviamente,
è no.
Questo non significa
ovviamente dar per scontata l'innocuità di una sostanza: per
arrivare a poter etichettare la sindrome da ristorante cinese come
bufala e prosciogliere il glutammato sono state necessarie numerose
ricerche e revisioni proprio perché, nel mondo della scienza,
l'onere della prova sembra essere sempre (e mi vien da dire “solo”)
a carico dell'imputato. Mi ricorda qualcosa
Nonostante le popolazioni
asiatiche ne consumino 3-5 volte la quantità assunta dagli
occidentali, non vi sono prove che il glutammato causi disturbi né
che sia , per esempio, cancerogeno.
E sia l'EUFIC (European
food information council) sia FAO ed OMS sono concordi nell'affermare
che il glutammato non comporta rischi per la salute, tanto da non
definire alcun limite di assunzione. Più cauta l'EFSA (European food
safety agency) che ha valutato nuovamente la sicurezza dei glutammati
utilizzati come additivi alimentari (E621 il glutammato di sodio, per
i fan delle etichette) e ha calcolato una dose giornaliera
ammissibile (DGA) di 30 mg/kg di peso corporeo. Tale livello di
sicurezza corrisponde comunque ad 1/100 del dosaggio più elevato al
quale gli scienziati non hanno osservato effetti nocivi in animali di
laboratorio nel corso degli studi di tossicità. Il che equivale a
dire che, per una persona di 60kg, le dosi nocive corrispondono
all'assunzione di oltre tre chili di parmigiano!
Tutto oro quel che
luccica?
Allora, siamo andati
all'origine della leggenda, conosciuto chi ha ricevuto ingiustamente
il marchio del “cattivo” e ascoltato la posizione della comunità
scientifica. La prossima volta che andremo a fare la spesa sapremo
che quel “senza glutammato” sulle confezioni dei dadi sta lì per
far leva sulle nostre paure ed ignoranze, non per amore della nostra
salute.
Concludo però con due
considerazioni:
In primis, ok: il
glutammato non “fa male”, ma ricordiamoci che è pur sempre una
fonte di sodio. Quindi vorrei sì smarcare il glutammato dalle accuse
ricevute, ma solo per portarlo a fianco del sale: che non
consideriamo un additivo (termine a cui abbiamo appioppato
un'accezione negativa) ma che ha lo stesso scopo del glutammato,
ovvero aumentare il sapore del cibo. Nessuno accusa il sale di far
male, ne facciamo ampio uso in cucina, ma sappiamo che il suo eccesso
(ovvero l'eccesso di sodio) comporta dei rischi. Il glutammato è una
fonte di sodio quindi, se a metà articolo stavate già iniziando a
versare la salsa di soia sui cereali, apprezzo l'entusiasmo ma non è
il caso di esagerare! Anche se, a voler andare più in profondità,
notiamo che sempre l'EUFIC suggerisce l'utilizzo dello stesso
glutammato come sostituto del sale avendo esso, a parità di peso,
più sapore e meno sodio.
La seconda considerazione
è sul fatto che il glutammato, essendo un cosiddetto “esaltatore
di sapidità” viene usato sostanzialmente per dare sapore ad
alimenti in cui la qualità degli ingredienti non è esattamente
elevata. Non serve certo uno scienziato per dirvi che il brodo è più
buono se ve lo fate in casa e che i prodotti confezionati non sono
nettare e ambrosia, così come lo star male dopo aver mangiato cinese
può esser dovuto a tutt'altro e che, in fondo, prendersela con il
glutammato sarebbe come dare al sale la colpa di “coprire” il
gusto della pasta, quando la buttiamo.
Fonti:
Re-evaluation of glutamic acid (E 620), sodium glutamate (E 621), potassium glutamate (E 622), calcium glutamate (E 623), ammonium glutamate (E 624) and magnesium glutamate (E 625) as food additives, EFSA Journal 07,2017
http://www.eufic.org/en/food-today/article/the-facts-on-monosodium-glutamate
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/11/17/glutammato-che-spaventa/comment-page-1/
https://blog.edoapp.it/lesperto-risponde-il-glutammato-causa-davvero-la-sindrome-da-ristorante-cinese/
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