TorCountdown - 0
Settembre
è arrivato. Ci siamo. E' tempo di Tor des Geants.
Vorrei
dire “finalmente”, ma più si avvicina la partenza più mi sento
piccolo e più vorrei avere altro tempo per prepararmi. Ma la sabbia
nella clessidra si sta esaurendo, ci siamo, si parte.
Vorrei
ricapitolare le motivazioni che mi hanno portato fin qui, vorrei
rianalizzarle per poterne trarre forza e conforto nei momenti
difficili che incontrerò lungo il mio cammino. Ma non mi vengono le
parole giuste, non trovo più i perché. Quelli, l'ho detto mesi fa,
li trovo solo quando mi viene levato il mio giocattolo: lo sport.
Il
Tor è la prova estrema. La volontà di fare sul serio, di prendersi
sul serio come persona e come atleta. Il prendersi tempo per se stessi. La volontà di andare oltre. Oltre le colonne d'Ercole. Oltre
la fatica, il dolore, la mancanza di sonno. Oltre il dislivello,
oltre il maltempo.
Il
Tor è metafora di vita. Ci saranno i momenti difficili, sarebbe
stupido negarlo. Arriveranno il “chi me l'ha fatto fare” e le
imprecazioni. Arriveranno le ciocche e le infiammazioni. Arriverà lo
sconforto per il traguardo sempre più lontano. Farà male.
Aspettarsi
il peggio però non significa essere pessimisti o rassegnati.
Significa saper essere pronti. Pronti ad affrontare i problemi, gli
imprevisti. Pronti a godersi i momenti belli: un cielo stellato, un
sms di incitamento, un piatto di pasta al rifugio, due chiacchere con
un concorrente straniero. Pronti ad andare avanti, ad andare oltre.
“Pain
is temporary, quitting is forever” è un mantra che usavo spesso
all'alba della mia ..ehm.. carriera da pedalatore. Il dolore è
temporaneo, arrendersi è per sempre. Me lo ripetevo quando ero al
limite, “al gancio” come si dice in gergo ciclistico, finché non sono arrivato alla conclusione che a) fungesse più da effetto
nocebo che altro e b) fosse piuttosto ridicolo tutto sommato.
Vorrei
riabilitare questa frase per il Tor, però.
Non
si tratta più di “mollare”, di farsi staccare, di venir
sconfitti. Il metro di paragone non è con gli altri. Il Tor è
metafora di vita: la sfida è con se stessi. Quando cala la notte,
quando il sentiero sale, ci sei solo tu. La fatica, il disagio, il
dolore non si possono evitare, fanno parte della sfida. A costo di
risultare banale e moralista: alcuni ostacoli possono essere più
grandi e seri di altri, ma nella vita non ci si può ritirare, non
c'è nessun elicottero che ti porta a casa. Sei tu contro quella
salita, contro quell'oscurità. E vai avanti, perché non c'è altro
da fare. Oltre quell'ostacolo, oltre quel colle, oltre quel limite.
300 volte e 30 ancora.
Il
Tor è metafora di vita. Non si è soli ad affrontare questa sfida.
Siamo in pochi e rari pazzi, si, ma tutti uniti dalla determinazione
e dalla volontà di testare i propri limiti. Non sei solo perché il
calore dei tantissimi volontari presenti lungo il percorso è
qualcosa di incredibile e solo grazie a loro la nostra sfida può
proseguire. Non sei solo perché ci sarà un parente ad aspettarti
alla prossima base vita, un viso noto a venirti incontro al rifugio,
un amico da chiamare nei momenti difficili, uno che ti seguirà tappa
per tappa da internet ed un altro che ti scriverà per incitarti e
distrarti un po' (quindi ricordatevi di me, eh!).
Il
Tor è metafora di vita: il vincitore non è (solo) chi taglia per
primo il traguardo. Il vincitore è chi si alza dal divano, chi si mette in moto, chi fa
ciò ama, chi insegue i propri sogni. Il mio è quel taglio nella
roccia a quasi 3000m sopra Courmayeur, chiamato Col de Malatrà.
Ricordatemi
anche questo, se dovessi diventare davvero pessimista durante il
cammino, perché le motivazioni bisogna trovarle dentro di se, ma a
volte serve qualcuno di esterno per ricordarcele nei momenti bui. Il Tor però è prima di tutto un'avventura . Poi può essere metafora di vita, ma non è LA vita. Per me è una sfida, la più grande di tutte ed onorerò fino in fondo la fortuna che ho a poter essere alla partenza. Però è qualcosa che ho scelto, così mi è venuto inevitabile pensare, dopo anni di scout e dopo il tirocinio al Gaslini , ai tanti che questi ostacoli non se li sono scelti. Penso ad esempio ai piccoli seguiti dall'Associazione per le Malattie Reumatiche Infantili del Gaslini. Questi bambini e le loro famiglie devono affrontare ogni giorno sfide molto più grosse di quella che ho scelto per me. Si parla poco di queste malattie, il nome può fare pensare a una cosa "leggera", ma messe insieme rappresentano ancora la principale causa di invalidità nei bambini. Ed essendo autoimmuni, allo stato attuale possono essere tenute sotto controllo con terapie personalizzate che possono essere anche molto dolorose e invasive, ma non possono essere curate definitivamente. Per questo spero che attraverso la mia partecipazione al Tor des Geants, i miei familiari, gli amici e chi mi segue possano conoscere questa malattia e Amri Onlus, che in questi anni ha fatto moltissimo per la ricerca, arrivando oggi a un livello di cura che solo venticinque anni fa, quando è nata l'associazione, sarebbero stati inimmaginabili. La capacità di tener duro, di non farsi scoraggiare dalle difficoltà e soprattutto il poter fare affidamento su volontari e amici per me sono piccoli elementi di una grande sfida, ognuno dei quali è però una realtà costante nella vita di questi bambini e delle loro famiglie.
Sostenere Amri è semplice, basta indicare il C.F. 96018220184 nella propria dichiarazione dei redditi (5/1000) o fare una donazione (detraibile) su paypal.me/amrionlus. Inoltre potete sostenere Amri scaricando gratuitamente Helpreely app: utilizzandola per i vostri prossimi acquisti online una parte della spesa andrà in beneficienza.
Spero che qualcuno tra chi mi legge abbia la possibilità e la sensibilità di fare una donazione, allora la mia sfida sarà stata utile non tanto a me, quanto a chi è chiamato ogni giorno a crescere superando ostacoli paragonabili a quelli che dovrò affrontare al Tor.
E' tempo di preparare lo zaino e andare ai nastri di partenza: ho aspettato questo momento per anni. Ora tocca a voi. Potete seguire il live della corsa su live.tordesgeants.it, dove potrete visualizzare il tabellone (board) con tutti i passaggi, oppure cercare direttamente me (pettorale 1002!) e provare pietà nel non vedermi arrivare al controllo in cui sarei dovuto essere da ore.
I più social potranno seguire i miei sviluppi e vedere la mia brutta faccia sulla pagina facebook di Amri onlus ("non ho abbastanza talento per correre e sorridere allo stesso tempo" come diceva Emil Zapotek), ed in maniera minore sul mio profilo instagram, su cui cercherò di mettere qualche foto quando la connessione mi darà una scusa per fermarmi, o su twitter, che utilizzo pochissimo ma a cui proverò a dare un senso, essendo più veloce ed immediato degli altri social network!
Quindi se speravate di sbarazzarvi di me per qualche giorno vi eravate illusi, come ho detto il Tor, questo blog e tutto questo fare il giovane hi-tech sono solo una scusa per parlare un po' da solo.
Allez!
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